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Regole e chiarimenti per il rientro dei capitali

Private banking e immobiliare

Nella gestione degli immobili vince il "fai da te"

di Ilaria Verunelli

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27 ottobre 2009

Possiedono una o più case, per uso diretto o per investimento, ma nella gestione degli immobili preferiscono il "fai da te". È uno dei dati che emerge da un'indagine realizzata da Gfk Eurisko per l'Associazione italiana private banking che analizza i comportamenti della clientela affluent nell'universo real estate. Quasi tutti gli italiani di elevato standing (il 98,6%) sono proprietari della casa in cui abitano, a fronte del 76,4% delle famiglie italiane nel complesso. Una percentuale molto elevata (80,6%), inoltre, possiede anche una seconda casa per uso diretto, mentre il 65% ha immobili per investimento (quelli che vengono affittati o venduti), con una netta prevalenza del residenziale sul commerciale. Nonostante il forte ruolo giocato dal mattone sul patrimonio complessivo, la clientela affluent continua a preferire il "fai da te": l'87% di chi possiede immobili, infatti, se ne occupa direttamente e solo il 12,4% si affida al consulenti esterni.
In generale, il mattone è per la clientala affluent la seconda forma di investimento dopo i titoli di stato. Dall'indagine emerge anche che più del 53% degli italiani facoltosi possiede immobili per una valore compreso tra il 31% e il 50% dell'intero patrimonio e quasi tutti hanno beni immobiliari per un valore compreso tra il 21% e il 70%. E la propensione futura a investire nel mattone resta comunque elevata.


Vincono gli investimenti "full equity"
Il mercato immobiliare, del resto, sembra in qualche modo avvantaggiare chi ha liquidità da investire. Da un'indagine realizzata da Nomisma emerge che, con la stretta creditizia, a dominare sono gli operatori che hanno la possibilità di impiegare direttamente il proprio denaro. Scende la quota di compravendite con mutuo e aumentano gli acquisti per investimento (dal 12% degli scorsi due anni al 17% del 2009). In un mercato ancora in flessione nella seconda metà dell'anno, dopo un primo semestre che ha fatto registrare in media una contrazione del 12% delle compravendite e una riduzione delle prezzi del 6-8%, resta sempre sostenuta la domanda di immobili di qualità.

L'impatto dello scudo sull'immobiliare
Il mercato immobiliare potrebbe poi ricevere una spinta per effetto dei capitali rientrati con lo scudo ter. Secondo Leo De Rosa, presidente della commissione tecnica real estate dell'Aipb e fiscalista, l'impatto si farà sentire, ma non nel breve periodo. «L'investimento immobiliare diretto, con la fuoriuscita definitiva di liquidità dal conto segretato, comporta inevitabilmente la perdita della segretazione. Per ragioni di conservazione della riservatezza quindi – prosegue De Rosa –, almeno nell'immediato, potrebbe prevalere un atteggiamento più attendista, con effetti sul settore immobiliare non prima del medio termine». Più forte, prosegue De Rosa «potrebbe invece essere l'impatto dello scudo sull'investimento indiretto, soprattutto in termini di fondi immobiliari».
Una parte di capitali scudati, poi, prenderà altri canali, primo tra tutti quello della ricapitalizzazione delle aziende in crisi.

27 ottobre 2009
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